Con questo nome si fa riferimento ad un’intera categoria di aMici, i quali si distinguono dagli altri essenzialmente per il loro mantello e per la loro enorme diffusione che li rende, in un certo senso, il “gatto per definizione”, nel continente Europeo.
Non si tratta infatti di una specifica razza felina, di solito selezionata dall’uomo per ottenere determinate caratteristiche estetiche e caratteriali, ma piuttosto di una
categoria di gatti trasversale alle varie
razze feline, all’interno della quale si ritrovano tutti i mici con il mantello tigrato:
a strisce, marmorizzato o a macchie.
E infatti un
Tabby Cat, come viene chiamato nel mondo anglosassone, può essere rosso, bianco, nero o grigio, a strisce o maculato, minuto o robusto. Quello che distingue davvero il gatto Soriano da tutti gli altri, almeno secondo gli appassionati, è
la M sulla fronte.
Questa caratteristica è al centro di tante leggende che avvolgono la storia degli affascinanti gatti Soriani, i quali potranno essere anche molto comuni, ma senza dubbio non sono banali.
Le leggendaria M sulla fronte del Soriano
Come abbiamo visto, sembra proprio che questo aMicio provenga dal
Medio Oriente, dove era particolarmente diffuso già nel lontano passato, in condizioni di libertà e quindi come un qualunque animale selvatico. Da quella regione il nostro amico di zampa si è gradualmente diffuso in tutto il continente europeo, non tanto tramite incroci effettuati dall’uomo, quanto piuttosto attraverso una
selezione spontanea.
La leggenda vuole che la M che il Soriano reca sulla fronte derivi dalla parola “mau”, che in antico Egitto significava appunto “gatto”. Non a caso, l’antica razza felina egiziana per definizione si chiama ancora oggi
Mau Egiziano.
Ma c’è anche una
leggenda che lega questo micio al
mondo cristiano, secondo la quale un esemplare di gatto striato si presentò un giorno a consolare Gesù Bambino, che piangeva disperato: dalla carezza riconoscente della madre, Maria, deriverebbe la M che il Soriano porta ancora oggi sulla fronte.
I
musulmani non sono da meno e hanno a loro volta un’altra leggenda su questo gattone, che lo vede protagonista insieme al profeta Maometto, alle prese con un serpente velenoso. In questo caso l’arrivo fortuito di un Soriano di nome Muezza salvò il Profeta e da allora, secondo la leggenda, tutti i gatti tabby recano una M sulla fronte proprio per ricordare il fatto che sono creature speciali, amate da Maometto.
La vera origine della M
Fin qui le leggende. Se le mettiamo per un attimo da parte in favore della scienza, però, la spiegazione più verosimile chiama in causa la genetica, e il fatto che la pattern tabby sia il risultato di
3 diversi geni, presenti in tutti i gatti domestici.
Come a dire che, in fondo,
tutti i nostri aMici sono discendenti dei Soriani e che, semplicemente, in alcuni di loro il motivo tabby è più evidente. Osservando il mantello di un qualunque gatto alla luce del sole, infatti, indipendentemente dalla razza più o meno ufficiale e riconosciuta, non è difficile notare qualche striatura, qua e là.
La ragione sta nel fatto che una pelliccia striata o maculata rende i felini molto più
mimetizzabili, specie nell’erba alta, rispetto ad un mantello monocolore, che si nota subito, a colpo d’occhio.
Lo sanno bene leopardi, tigri e ghepardi, che trascorrono anche ore nascosti nell’erba della savana, in attesa del momento giusto per aggredire la preda designata.