Come si arriva alla diagnosi di FIP felina?
L'esame clinico generale e lo stato vaccinale del gatto forniscono già i primi utili indizi per arrivare ad una diagnosi. Se il medico sospetta si tratti di peritonite infettiva felina, avvia immediatamente ulteriori accertamenti diagnostici.
È importante sottolineare come non esista, purtroppo, un test definitivo in grado di diagnosticare in maniera incontrovertibile la FIP nel gatto. Piuttosto, si tratta di una sorta di puzzle composto da diversi tasselli, che il medico deve saper ricostruire. In pratica, se molti indizi combaciano tra loro, è molto probabile che si tratti di un'infezione da FIP.
Gli esami da avviare nel caso di sospetta FIP nel gatto:
Ecco quali sono i test e gli esami che possono essere eseguiti dal veterinario se sospetta una infezione da FIP:
- Esami del sangue: variazioni tipiche della conta ematica, come riduzione dei globuli rossi (anemia), linfopenia, aumento dei livelli di bilirubina, aumento dei livelli di ALT e un basso valore di albumina-globulina rafforzano il sospetto che possa trattarsi di FIP.
- Rilevazione degli anticorpi: il solo fatto che vi siano degli anticorpi “FIP" di per sé non dimostra l’effettivo contagio. Tuttavia, i gatti che soffrono di FIP di solito hanno un numero molto più elevato di questi anticorpi quindi è un elemento da considerare.
- Rilevazione diretta del pagogeno – uso della PCR Real Time: è possibile rilevare il virus della FIP direttamente nel sangue, nelle feci e nelle secrezioni fluide addominali del gatto. Tuttavia, se questo test è negativo, non significa che la FIP possa automaticamente essere esclusa.
- In caso di sintomi neurologici, può essere necessaria il prelievo e l'esame del liquido cerebrospinale per il rilevamento diretto dell'agente patogeno.
- Esame patologico: triste ma vero, la diagnosi finale di FIP viene spesso fatta dal patologo dopo la morte del gatto.
Terapie: la FIP nel gatto si può curare?
Purtroppo non sempre e non del tutto. Vediamo meglio nel dettaglio quali possibilità terapeutiche esistono al momento.
Misure di supporto
Finché le condizioni del gatto lo consentono, il veterinario attua alcune misure di supporto: ad esempio può guadagnare tempo attuando una terapia sintomatica a base di farmaci antinfiammatori e immunosoppressori.
Ovviamente sono le condizioni generali del gatto a determinare se la terapia sintomatica abbia senso oppure no. Il trattamento può sicuramente migliorare la qualità della vita del pelosetto che si ammala, ma, se il suo stato di salute peggiora drasticamente, di solito l’unica opzione sensata è quella di cercare di salvare la vita al gatto.
Inibitori della proteasi: la cura sperimentale
Dagli Stati Uniti è arrivato di recente un nuovo farmaco antivirale che promette di rappresentare una vera e propria cura per la FIP del gatto. Al momento, tuttavia, non esiste ancora un'approvazione ufficiale, motivo per cui non può ancora essere utilizzato.
Il farmaco è un inibitore della proteasi in grado di distruggere il virus. Mancano ancora studi a lungo termine e non è quindi ancora chiaro se l’esito della cura sia la guarigione del gatto o se invece la malattia si ripresenti una volta che il farmaco viene sospeso.
L'inibitore della proteasi deve essere somministrato giornalmente per 12 settimane. Il dosaggio deve sempre essere calcolato esattamente in base al peso corporeo giornaliero del gatto. Un primo miglioramento dovrebbe verificarsi dopo 3-5 giorni. Secondo un recente studio, purtroppo, il 30% dei gatti trattati ha una ricaduta entro 3 mesi dall'interruzione del trattamento.
Se il farmaco si dimostrerà efficace e verrà quindi approvato, si spera di poterlo presto utilizzare per salvare e migliorare le condizioni dei tanti gatti che ogni anno si ammalano di questa pericolosa infezione.
Quanto costa curare un gatto affetto da FIP?
I costi da sostenere dipendono da caso a caso e quindi da esami, farmaci e complicazioni che si possono presentare nello specifico. In generale, comunque, i costi ammontano a diverse centinaia di euro.
La prognosi: il gatto può guarire dalla FIP?
Di solito l'infezione da coronavirus felino è lieve, per cui la prognosi di norma è abbastanza buona. Tuttavia, se si verifica la temuta mutazione del coronavirus in FIP e il gatto si ammala, la prognosi è purtroppo senza speranza.
Le cause: come si ammala un gatto di FIP?
Se parliamo di cause della FIP nel gatto, dobbiamo innanzitutto fare una netta distinzione tra infezione da coronavirus felino (FCoV) e peritonite infettiva felina.
I coronavirus e le loro mutazioni
Purtroppo il virus FCoV è piuttosto diffuso, tra i gatti: l’infezione avviene attraverso il contatto con feci, saliva e secrezioni nasali, ma anche attraverso oggetti contaminati. Spesso la trasmissione avviene dalla madre direttamente ai gattini.
A differenza dei grandi felini come leoni e tigri, gli esseri umani non vengono infettati dal Coronavirus felino.
Ma come fa l'infezione da coronavirus felino a trasformarsi in FIP nel gatto? Come abbiamo imparato tutti, di recente, i coronavirus amano mutare. I gatti sani con un sistema immunitario intatto sembrano essere in grado di prevenire questa mutazione mentre quelli più deboli no.
I fattori di rischio: sistema immunitario e numero di gatti
Se il sistema immunitario del gatto è debole, per varie ragioni, non è più in grado di tenere sotto controllo il virus. Questo spiega anche perché i gatti di età compresa tra i 6 mesi e i 2 anni e mici anziani di età superiore ai 14 anni hanno maggiori probabilità di ammalarsi.
Un altro fattore di rischio è la convivenza di molti gatti in uno spazio ristretto. In quel caso i gatti continuano a contagiarsi a vicenda. Quindi non solo aumenta il numero di virus in circolazione, ma anche la probabilità di mutazioni.
Quanto è contagioso il virus della FIP?
Nonostante il coronavirus felino sia molto contagioso, per fortuna l'infezione con la variante che è mutata nel virus della FIP è piuttosto improbabile.
Se un gatto ha la FIP, non significa automaticamente che anche tutti gli altri mici di casa verranno prima o poi infettati. Tuttavia, conviene sempre separare i pelosetti infetti dagli altri animali della famiglia.
La prevenzione: come si evita che il gatto si ammali di FIP?
La buona notizia è che si può prevenire la peritonite infettiva felina. Esistono misure che puoi adottare per ridurre le possibilità di infezione.
- I gatti vanno allevati a gruppi di massimo 2 o 3 esemplari
- L’ambiente deve essere tranquillo, a basso livello di stress
- Servono numerose toilette per gatti e le feci vanno rimosse subito
Detto ciò, va precisato che purtroppo di solito non è possibile prevenire del tutto l'infezione da coronavirus e di conseguenza da FIP.
Se un micio ha contratto la FIP o ne è morto, è indispensabile pulire e disinfettare a fondo tutta la tua casa. Sarebbe importante anche aspettare almeno 3 mesi prima di inserire un nuovo gatto.
Esiste una vaccinazione contro la FIP nel gatto?
In linea di principio, a partire dalla 16a settimana di vita del gatto, si può farlo vaccinare contro la FIP. È disponibile infatti un vaccino che viene somministrato attraverso il naso e si basa sull'immunità locale. Occorre quindi evitare che il virus penetri nel tratto respiratorio superiore attraverso le mucose. Tuttavia non si sa ancora con esattezza quanto duri questa immunità.
Riserve in merito alla vaccinazione
Il vaccino è controverso tra i veterinari, quindi chiedi consiglio al tuo medico di riferimento e parlane a fondo con lui.
Inoltre, la vaccinazione ha senso solo se il gatto non è ancora stato infettato dal coronavirus felino. Ecco perché il veterinario farà un esame del sangue al tuo gatto, prima di somministrare, eventualmente il vaccino, allo scopo di rilevare eventuali anticorpi. Se sono già presenti, infatti, la vaccinazione non ha più senso, purtroppo.