Dog sharing: un cane, due proprietari

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Senza una profonda fiducia reciproca, il dog sharing non può funzionare.

Molti proprietari hanno un problema di tempo, perché prendersi davvero cura del proprio cane durante l’intero arco della giornata non è sempre possibile. Altre persone vorrebbero tanto un amico fedele a quattro zampe, ma non possono tenerne uno nel loro appartamento. Il dog sharing è la soluzione?

È oramai evidente come i servizi di condivisione si stiano affermando in ogni ambito della nostra vita: da anni esistono il car sharing e le piattaforme di office sharing per condividere gli uffici, si parla sempre più di home sharing per un turismo più sostenibile e nelle grandi città hanno preso piede le app per evitare gli sprechi di cibo (food sharing). Quindi perché non condividere anche il cane e fare dog sharing? La domanda da porsi però è: si può condividere un cane?

Ciò che alla gran parte dei cinofili appariva, specie all’inizio, come un vero e proprio assurdo sta diventando un modello di grande successo, soprattutto negli Stati Uniti. Nelle grandi città il dog sharing è diventato molto popolare proprio in ragione degli spazi vitali ridotti con cui devono confrontarsi gli abitanti delle metropoli urbane, dei ritmi di lavoro che li costringono spesso a trascorrere molte ore al giorno lontani da casa e dell’impossibilità, per molti, di trovare il tempo per fare passeggiate nel verde con il proprio cane.

Ma come funziona esattamente il “dog sharing”? Quali vantaggi e quali criticità presenta questa opportunità, secondo i proprietari e gli amanti dei cani? E come si trova, il cane, in un simile modello di vita? Questo articolo vuole offrirti uno sguardo più da vicino su questo nuovo stile di gestione dei pet.

Cosa si intende con „dog sharing“?

Come si può intuire facilmente, nel dog sharing due o più persone che vivono in famiglie separate decidono di condividere la gestione di un cane. Si tratta appunto di condividerne gli aspetti di cura e di accudimento. In pratica, se il proprietario non ha abbastanza tempo da dedicare al suo quattrozampe, con questo modello potrà disporre di un partner che porterà a spasso e si prenderà cura del cane al posto suo, per qualche ora al giorno o in determinati giorni della settimana. Il partner del dog sharing è colui che fa le passeggiate con l’animale, lo nutre e gli presta tutte le necessarie attenzioni quando il proprietario non può essere presente.

A differenza di quanto accade con il dog sitting, in cui una figura professionale prende con sé il cane solo di tanto in tanto per fare una passeggiata, in questo contesto il cane trascorre molto più tempo con l’altro partner. Il rapporto tra cane e secondo proprietario è quindi più intenso e significativo. Nel dog sharing, l’animale ha diverse persone di riferimento e vive in due contesti umani: si tratta in pratica di un modello di “famiglia patchwork”, assumendo il punto di vista del cane.

Una famiglia patchwork per il cane – può essere positivo?

I critici di questo modello si chiedono se il fatto di non avere un’unica famiglia di riferimento possa essere qualcosa di positivo, per una creatura profondamente sociale come il cane. Dopotutto, come si fa a paragonare il cane ad un’auto, che con il car sharing cambia semplicemente autista? Per un quattrozampe è fondamentale chi tiene il guinzaglio, come lo è sapere su chi può contare. Su questo punto non vi sono dubbi né si può dissentire.

Ma è proprio questo il vantaggio del dog sharing, dicono i sostenitori: dopotutto, si può dire che non esista un cane a cui piaccia stare solo. I nostri fedeli amici fanno molto riferimento alla loro famiglia, e quando non possono stare con noi sentono la mancanza di qualcosa che per loro è fondamentale. Ecco allora che un partner di dog sharing può riempire quel vuoto che crea disagio ai nostri pelosi.

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I requisiti indispensabili per un dog sharing di successo

L’aspetto fondamentale del dog sharing risiede nella possibilità che si crei una profonda fiducia tra il cane e l’altro proprietario, tale da consentirgli di accettarlo come una seconda persona di riferimento. Dopotutto, l’animale deve imparare ad ascoltare tanto lui quanto il suo proprietario.

Ma anche il rapporto tra le persone che condividono il cane deve essere improntato alla fiducia reciproca. Senza una sincera amicizia e un’autentica fiducia da parte di entrambe le persone coinvolte, a lungo termine il dog sharing non può funzionare.

Prendersi del tempo per conoscersi a fondo  

È chiaro che non si può certo consegnare il proprio cane al primo conoscente a cui piacciono i quattrozampe: non è così che funziona il dog sharing. Ci vuole tempo affinché gli umani imparino a fidarsi tra loro e che lo stesso riesca a fare il cane, con entrambe le figure di riferimento. Perciò, prima di progettare un trasferimento dell’animale nella sua nuova “seconda casa” per diverse ore o per alcuni giorni, è opportuno fare diverse visite tutti insieme e familiarizzare con molta gradualità.

In queste occasioni di conoscenza preliminare, il cane può “annusare in pace” il suo nuovo umano di riferimento, mentre i due partner del dog sharing hanno modo di conoscersi meglio e di scendere nei dettagli fondamentali della loro condivisione dell’animale. La relazione va costruita senza fretta.

Acquistare o adottare un cane insieme: si può fare?

Nella maggior parte dei casi, il dog sharing si avvia perché un proprietario si mette in cerca di un partner per gestire le cure quotidiane del suo amico di zampa. In questo caso, la responsabilità morale e legale del cane, ad esempio quando si tratta di documenti, assicurazioni o visite dal veterinario, resta del primo proprietario.

Esiste però anche il caso di persone che vorrebbero tanto un cane ma non hanno abbastanza tempo per poterlo gestire da sole. In questo caso un partner che si assuma “l’altra metà” della cura del cane può essere un modo per riuscire a soddisfare il desiderio di avere un pet nella consapevolezza di non poterlo fare da soli. In un simile contesto è fondamentale che da ambo le parti vi sia la piena consapevolezza della responsabilità che si condivide.

Accanto alle questioni di base, da chiarire prima di adottare un cane – come ad esempio quale razza preferire, se debba trattarsi di un cucciolo o di un cane adulto proveniente da un canile, etc. – in questo modello tutto ciò che i due proprietari dovranno condividere deve essere chiaramente definito e ripartito tra i due partner.

I termini fondamentali dell‘accordo tra i due partner del dog sharing

È fondamentale che la partnership del dog sharing sia ben pianificata in anticipo. Nello specifico, più si riescono ad esprimere nel dettaglio desideri e regole per organizzare il dog sharing, minore è il rischio che nascano conflitti.

Le seguenti questioni dovrebbero essere chiarite di comune accordo, prima di avviare una partnership per la condivisione di un cane:

  • Chi è il proprietario ufficiale del cane?
  • Chi si accolla i costi dell‘assicurazione?
  • Cosa mangia l’animale, in quali orari e con che frequenza?
  • I costi per gli alimenti vengono divisi a metà?
  • Quanto spesso e per quanto tempo si deve far uscire il cane?
  • Chi si accolla le spese veterinarie? (specialmente nel caso di cure mediche conseguenti ad un incidente accaduto quando il cane si trovava con il co-proprietario)
  • In quali giorni della settimana o del mese, e a che ora avverrà il ritiro del cane da parte del co-proprietario?
  • Quali sono i punti fondamentali dell’educazione da impartire all’animale? Cosa può e cosa non può fare il cane?

 

Suggerimento importante: se possibile, ti consigliamo di trascrivere gli accordi preliminari che vengono presi di comune accordo. Occuparsi di un cane, infatti, è un’esperienza con una forte valenza emotiva e non si può escludere del tutto che possano nascerne conflitti.

La routine di un cane in dog sharing

Il fatto di poter contare su una routine quotidiana che si ripete è un elemento fondamentale per tutti i cani. Ecco perché una qual certa routine non dovrebbe mancare nemmeno nel caso in cui si opti per il dog sharing. Il fatto di ritrovare in entrambi i contesti gli stessi alimenti ed i medesimi orari delle uscite, infatti, alleggerisce di molto il disagio di dover passare da un proprietario all’altro, da parte dell’animale.

Soprattutto all’inizio. è bene anche che ogni volta il cane venga affidato al co-proprietario insieme ai suoi oggetti preferiti, come la ciotola, le copertine, la cuccia principale e i suoi giochi del cuore.

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Il dog sharing è indicato per qualunque cane?

Se si tratta di un cane molto legato al suo umano, che tendente a soffrire di ansia da separazione e che mostra di reagire con stress e nervosismo quando si trova in presenza di estranei, probabilmente il dog sharing non è un modello di adozione che possa riuscire positivamente.

In generale, ai primi segni di sofferenza emotiva da parte dell’animale, che possa essere riferita al frequente cambio di abitazione, segnali quali la mancata accettazione del co-proprietario, un’insolita tendenza a passare rapidamente all’aggressività o la perdita di appetito, è imperativo desistere immediatamente dal progetto di dog sharing e cercare un’altra soluzione.

Come trovare il partner giusto per il dog sharing

“Amante dei cani offresi per prendersi cura di un quattrozampe che ha bisogno di compagnia”, “Famiglia amante degli animali si offre di occuparsi di un cane in collaborazione con il proprietario” o “Dog sitter offre aiuto per prendersi cura del cane a tempo parziale”: sui social network e le piattaforme dedicate non mancano gli annunci e le proposte di dog sharing, se sei interessato a fare questa esperienza o anche solo ad approfondire il tema. In Italia questa pratica è ancora piuttosto controversa, ma negli USA già spopola. Di sicuro non sono poche le persone, anche nel nostro Paese, che dichiarano di desiderare tanto un cane ma di non avere la possibilità di gestirlo a tempo pieno, per motivi di spazio o di orari di lavoro.

Spesso si tratta di persone cresciute con animali o che hanno già avuto una precedente esperienza come proprietari di un cane. Vi sono anche coppie con figli che desiderano che i propri bambini abbiano la possibilità di stabilire un contatto con un cane in tenera età, senza che questo implichi, per gli adulti, occuparsene “a tempo pieno”. Si tratta di un’occasione positiva per tutti soprattutto con i cani che amano molto i bambini e che magari vivono con una sola persona o con una coppia senza figli: per questi quattrozampe vivaci, poter giocare di tanto in tanto con umani a cui piace correre e fare attività quanto a loro, è senz’altro un’opportunità.

Le condizioni di vita o la situazione familiare dei due partner di dog sharing non devono per forza essere identiche. Un cane che vive con il suo proprietario in una casa piena di bambini e di rumori può sicuramente godersi il tempo libero e la pace di un co-proprietario single desideroso di dedicare un po’ del suo tempo ad un cane­­.

Conclusioni: diversi vantaggi e qualche criticità  

Una rete di condivisione delle cure da dedicare ad un cane, se ben strutturata e funzionale, presenta senz’altro alcuni vantaggi. Consente a diverse persone di godere della vicinanza di un cane senza doversene occupare tutto il giorno, tutti i giorni. E in questo modo l’animale ha sempre qualcuno che si prende cura di lui.

In pratica, grazie al dog sharing, le persone che non hanno il proprio cane hanno comunque l’opportunità di trascorrere del tempo con un animale. E i cani? In teoria, in questo modo sono meno soli e ricevono molte attenzioni e molto amore.

Tuttavia, non si può negare che il dog sharing possa presentare anche alcuni svantaggi, in particolare se una delle parti coinvolte soffre della situazione: ad esempio, può accadere che il cane senta troppo la mancanza del suo proprietario; oppure che quest’ultimo sia geloso del legame che si viene a creare tra il suo pet e il partner di dog sharing, il quale magari ad un certo punto desidera tenere l’animale sempre con sé e non vorrebbe più rinunciarvi.

Si tratta di potenziali conflitti che per fortuna possono essere prevenuti attraverso una pianificazione chiara ed approfondita dei termini dell’accordo, ed eventualmente risolti con un confronto sincero e diretto. La cosa più importante, in ogni caso, è prendere le decisioni avendo a cuore prima di tutto l’interesse del cane.

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