I principali diritti e doveri di un allevatore di gatti

Gatto

Acquistare un animale è fondamentalmente una questione di fiducia: l’allevatore serio desidera che i propri gatti siano in buone mani. Chi compra, a sua volta, spera che l’allevatore abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per regalare al micio un inizio di vita sano e positivo. Ecco perché è utile per entrambe le parti valutare bene, prima dell’acquisto di un animale, i diritti e gli obblighi a cui gli allevatori di gatti sono soggetti. Sfortunatamente, di tanto in tanto capita di restare delusi: i compratori in quel caso si sentono traditi, gli allevatori giudicati, e inevitabilmente ne nasce un conflitto. Con questo articolo vogliamo offrirti utili consigli e un suggerimento da tenere a mente sin d’ora: in caso di problemi, cerca sempre di avere con l’allevatore una conversazione orientata alla soluzione, evitando di lasciarti andare ad accuse. Un atteggiamento costruttivo porta maggiori risultati rispetto alla minaccia di ricorrere alle vie legali.

Difficilmente un allevatore, ma anche un rifugio o un gattile, consegna un gatto senza contratto. Questo documento contiene i diversi termini con i quali l’allevatore intende proteggere il suo animale. Qui di seguito trovi una breve panoramica dei possibili contenuti del contratto di compravendita.

La castrazione del gatto

 Un elemento comunemente presente nei contratti che illustrano diritti e obblighi degli allevatori di gatti è la castrazione. Spesso in un contratto si trova il seguente passaggio: “Il gatto o la gatta deve essere sterilizzato/o entro l’anno di vita dell’animale.” Da un punto di vista legale, il contenuto di questa clausola contrattuale non è così facile da applicare.

Infatti, una volta acquistato o completata l’adozione dell’animale, sono i nuovi proprietari le figure responsabili del gatto. D’altra parte, è comprensibile che gli allevatori vogliano evitare che i loro mici cadano nelle mani di “allevatori improvvisati” e senza scrupoli, o di persone che desiderano solo vedere come crescono dei cuccioli. Per una buona ragione, gli allevatori seri vendono animali di affezione allevati in maniera mirata, i quali non dovrebbero essere destinati alla riproduzione. L’allevatore ha facoltà di inserire anche le seguenti due opzioni più “ragionevoli”.

  1. La castrazione precoce

Innanzitutto, può decidere di far sterilizzare il gatto. Ciò significa effettuare una castrazione precoce tra la sesta e la quattordicesima settimana di vita dell’animale. In questo caso gli allevatori possono aggiungere il costo dell’intervento al prezzo di acquisto del gatto e in questo modo essere certi che i nuovi proprietari non lo faranno riprodurre. Le castrazioni precoci sono generalmente molto ben tollerate.

È controverso se ciò conduca a cambiamenti comportamentali nei gatti. Alcuni sostengono che, a seguito di un intervento di castrazione precoce, il gatto mantenga tratti infantili tutta la vita.

  1. Acquisto di un animale da riproduzione e rimborso

Un’altra opzione praticabile è quella di far pagare all’acquirente il prezzo pieno di un animale da riproduzione. Entrambe le parti inseriscono nel contratto la clausola per cui, successivamente, l’acquirente riceverà la differenza di prezzo per l’acquisto di un semplice animale domestico, non appena invierà all’allevatore la prova dell’avvenuta sterilizzazione.

Per fare un esempio: un animale da riproduzione costa 1.300 euro, mentre un semplice animale di affezione costa solo 600 euro. L’acquirente paga inizialmente 1.300 euro ma successivamente riceve indietro i 700 euro di differenza non appena dimostra di aver fatto castrare l’animale.

Se gli acquirenti si lasciano persuadere a sottoscrivere questa clausola e se l’allevatore restituisce immediatamente la cifra trattenuta al momento della vendita, non appena ricevuta la prova concordata, questo tipo di accordo rappresenta sicuramente una buona soluzione.

Vale la pena riflettere sul fatto che, se questi costi iniziali ti paiono troppo elevati, potresti non essere in grado di far fronte, in caso di emergenza, ad eventuali spese mediche anche ingenti. Inoltre, la castrazione standard ha luogo tra il quinto e il dodicesimo mese di vita del gatto, quindi chi acquista l’animale riceve indietro la differenza versata al momento dell’acquisto in tempi relativamente brevi.

Gatti

Capita spesso che, dopo aver acquistato un bel gattino, ci si ritrovi a discutere con l’allevatore. Per questo è utile tenere a mente i diritti e gli obblighi degli allevatori di gatti prima di effettuare l’acquisto.

Quali diritti ha l’allevatore nel caso in cui un gatto venga rivenduto

 Talvolta gli allevatori inseriscono nel contratto la clausola secondo la quale dovranno essere informati in anticipo nel caso in cui si prospetti una successiva vendita dell’animale in questione. In pratica, qualora il proprietario non volesse o non potesse più tenere con sé il gatto precedentemente acquistato dall’allevatore, quest’ultimo vuole esserne informato.

Se indicato espressamente nel contratto, quindi, l’allevatore in tal caso avrebbe il diritto di riprendere con sé l’animale a costo zero o ad un prezzo più basso di quello ricevuto al momento della iniziale compravendita. Questa clausola ha lo scopo di proteggere il gatto ed evitare che finisca in cattive mani.

In teoria si tratta di una misura comprensibile volta a proteggere l’animale: molti allevatori pensano a lungo a quale gatto si adatti a chi, prima di cederlo. Per questo motivo alcuni di loro chiedono addirittura di poter dare prima un’occhiata alla nuova casa che accoglierà l’animale, perché desiderano assicurarsi che i loro mici vadano incontro ad una situazione di benessere.

Ad esempio, se dopo un anno di vita nella nuova famiglia non c’è più posto per il micio, magari a seguito di una separazione o per altri validi motivi, l’allevatore desidera sincerarsi che il gatto sia in buone mani. Tuttavia, va detto che nel nostro Paese tale clausola viene molto raramente inserita nei contratti di compravendita dell’animale.

Gli acquirenti devono rispettare il diritto di prelazione dell’allevatore?

Su questo punto purtroppo non vi è chiarezza, né norme europee valide in tutti i Paesi. In linea di principio, legalmente è ipotizzabile la sussistenza di un diritto di prelazione da parte dell’allevatore, se specificamente menzionato nel contratto di compravendita dell’animale. Tuttavia, in tale caso il prezzo pagato dovrebbe essere ragionevole: in pratica, non si può chiedere che l’animale torni gratuitamente all’allevatore nel caso in cui il nuovo proprietario non lo desideri più.

Resta il fatto che, almeno in linea di principio, se il nuovo proprietario decide di vendere il gatto a terzi senza il consenso dell’allevatore, quest’ultimo potrebbe avere diritto ad un indennizzo. L’entità di tale risarcimento dipende ovviamente dal valore del gatto. Si tratta comunque di clausole piuttosto insidiose, rispetto alle quali per entrambe le parti sussistono ben poche garanzie di vederle applicate.

In linea di principio, i proprietari di animali domestici che non possono o non vogliono più tenere con sé il loro animale dovrebbero informare l’allevatore. Di norma quando la nuova sistemazione individuata per il gatto è adeguata, gli allevatori si mostrano collaborativi e concordano con la cessione dell’animale al nuovo proprietario.

È anche possibile che l’allevatore conosca, tra i suoi molti contatti, persone interessate ad adottare quel gatto. Chiunque ami gli animali non dovrebbe faticare a comprendere che gli allevatori scrupolosi vogliono essere informati rispetto alle sorti dei mici che hanno allevato.

La questione degli acconti

 Molti allevatori riportano direttamente sulla loro homepage che gli interessati ad un determinato animale devono effettuare un deposito in denaro per “prenotarlo”. Si tratta di una prassi che ha senso in quanto sono molti i potenziali acquirenti di gattini che visitano più di un allevatore. Alcuni di loro riservano animali che poi non comprano. Spesso, quindi, un elemento di conflitto è il seguente: quali diritti e doveri hanno gli allevatori di gatti in relazione all’acconto versato dal potenziale acquirente?

Una volta che un gattino ha compiuto 14 settimane, per l’allevatore diventa spesso difficile trovare nuove opportunità di vendita in tempi rapidi. Magari era in parola con persone che all’inizio si sono innamorate di quel gattino ma che poi hanno finito per sceglierne un altro. Una volta che il gatto cresce, riuscire a venderlo è più difficile. In questo senso, è comprensibile e legittimo che l’allevatore richieda un acconto.

Tuttavia, ogni allevatore di gatti dovrebbe comprendere la necessità, da parte di chi compra, di prendersi qualche giorno per fare tutte le considerazioni del caso. Dopotutto, è anche nel suo interesse che l’acquisto del gatto sia stato precedentemente valutato con attenzione. Alcuni quindi contrassegnano le foto di cuccioli presenti sulla loro homepage con espressioni quali “opzionato” prima di usare la dicitura “già prenotato“.

Se hai fatto una prenotazione vincolante per un gattino e l’allevatore non vuole o non può più vendertelo, ovviamente hai diritto al rimborso di quanto versato. È diverso se sei tu a cambiare spontaneamente idea: in questo caso il tuo deposito decade e sarà l’allevatore a decidere se farti riavere o meno i soldi che avevi versato in acconto.

Gatto

Di norma gli allevatori vogliono solo il meglio per i loro gatti. Orientandoti verso un dialogo onesto e diretto con l’allevatore, puoi evitare la maggior parte dei possibili malintesi.

Quali sono i doveri dell’allevatore in relazione alla salute dei gattini?

 Quando si tratta di gattini che si rivelano non sani in origine o che si ammalano dopo l’acquisto, ci sono spesso discussioni in merito ai diritti e agli obblighi degli allevatori. Legalmente, gli animali non sono considerati cose, ma purtroppo vengono spesso trattati dalla legge alla stregua di oggetti (si fa riferimento all’art. 1496 del Codice Civile). Ciò include anche il concetto di “garanzia da vizi” e quello di “vizio redibitorio”.

Ciò significa che se un gatto non ha le caratteristiche concordate al momento dell’acquisto, presenta quindi in qualche modo dei “vizi”, può venire restituito al venditore. In alternativa, l’acquirente può concordare un prezzo di acquisto più basso anche in forma retroattiva. Questo vale, ad esempio, se si acquista un animale da riproduzione e si scopre che era sterile sin dall’inizio. Tuttavia, raramente il “vizio” è così chiaro e incontrovertibile.

Può esistere anche un “difetto” in animali che erano già malati nel momento in cui sono stati venduti: ciò include, ad esempio, le infezioni da vermi ma può anche includere malattie ereditarie come le patologie cardiache. A differenza dei beni di consumo puri, in questo caso l’acquirente deve farsi parte attiva per quanto riguarda l’onere della prova, in quanto il corpo di un gatto non è un’auto.

Ciò significa che può essere difficile provare che l’animale fosse già malato quando si trovava presso l’allevatore. Anche per questo motivo è utile far visitare il gattino dal proprio medico veterinario di fiducia poco dopo il suo arrivo nella nuova casa e, in occasione della prima visita veterinaria, chiedere che venga effettuato un controllo sanitario completo.

Quindi, se il gatto ha un “difetto”, l’acquirente può insistere per ottenere la riparazione del danno ricevuto. In teoria, potrebbe restituire il gattino all’allevatore: ciò significa che il cliente inizialmente se ne prende cura ma poi lo restituisce al venditore. Di fatto, tuttavia, ha più senso fatturare all’allevatore i costi per le cure veterinarie. Va detto che questa opzione offre a sua volta la possibilità all’allevatore di non riconoscere alcune delle cure effettuate giudicandole superflue, dando luogo ad un contenzioso.

In teoria, l’acquirente potrebbe arrivare a recedere dal contratto e richiedere un nuovo gattino in “sostituzione” di quello malato. Siccome tuttavia gli animali non sono cose, e fortunatamente ci affezioniamo a loro dopo pochi minuti, questo scenario non è realistico.

Come comportarsi se ci si accorge di aver acquistato un gattino malato

La nostra raccomandazione, qualora tu abbia acquistato dall’allevatore un gattino che si è ammalato poco dopo, è di parlare per prima cosa con l’allevatore. Se è un professionista serio, sarà interessato a scoprire il più rapidamente possibile le cause della malattia di cui soffre il tuo animale. Come in altre circostanze della vita, entrambe le parti ottengono di più se scelgono di non agire l’una contro l’altra ma collaborando tra loro.

Tieni presente che esistono anche precisi termini di legge entro i quali hai la possibilità di segnalare all’allevatore eventuali “difetti” dell’animale rispetto ai quali intendi rivalerti (art. 1495 del C.C.).

Tuttavia, se l’allevatore dovesse reagire negativamente, anche se tu hai il ragionevole sospetto che il gatto fosse già malato quando ti è stato consegnato, può essere utile interpellare un avvocato. Spesso infatti non si tratta “solo” di un singolo gatto sfortunato, ma di un commerciante scorretto, una “pecora nera” nel panorama degli allevatori.

Diritti e doveri dell‘allevatore: il contratto stilato correttamente

Se allevi gatti o vorresti allevarli, in merito al contratto di cessione degli animali è sempre bene che tu ti faccia consigliare dalla tua associazione di riferimento o, meglio ancora, da un avvocato. In questo modo puoi evitare che determinate condizioni contrattuali risultino inefficaci perché, ad esempio, è stata indicata una sanzione troppo elevata o per clausole analoghe.

È utile anche scambiare informazioni sui diritti e doveri degli allevatori di gatti consultando altri membri di un’associazione riconosciuta e affidabile. In questo modo puoi imparare in prima persona quel che c’è da sapere sull’argomento e puoi sempre chiedere consigli, nel caso in cui avessi problemi.

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Quello che conta è il benessere del gatto

Per quanto difficile possa essere, la cosa migliore che puoi fare è mettere da parte i tuoi sentimenti e concentrarti sull’unica cosa importante in questo momento: il benessere del tuo gatto. Sei responsabile per lui, che dipende in tutto e per tutto dalle tue cure, soprattutto in questi suoi ultimi giorni di vita. Purtroppo non ci sono regole né tabelle che ci facciano capire con esattezza quale sia la qualità di vita accettabile per un gatto. Tutto dipende dalla situazione e dalle caratteristiche individuali. Un micetto con una mente calma e un carattere resiliente potrebbe essere in grado di affrontare abbastanza bene persino una paralisi e le restrizioni di movimento dovute a questa infermità. Anche i gattini ciechi possono condurre una vita felice. D'altra parte, i nostri amici felini sono veri e propri maestri nel nascondere il dolore, quando soffrono. Sono capaci di “far finta di niente” per molto tempo: per questo non è affatto facile capire quanto stia davvero soffrendo un gatto e quando sia il momento giusto lasciarlo andare. Ecco quali sono i segnali che possono significare che il tuo gatto prova forte dolore:
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È chiaro che il dolore in sé non è certo un motivo valido per porre fine alla vita del tuo micetto. L'eutanasia del gatto è un’opzione sensata se e solo se non ci sono più possibilità di trattare il dolore o la malattia del tuo pelosetto così da concedergli una qualità di vita accettabile.

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